Il passato è un terreno morto
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/6082Parole chiave:
Famadihana, Storiografia, Emendamento, Narrazione, MemoriaAbstract
La gran parte delle culture usa il passato per garantirsi una stabilità nel presente, rischiando tuttavia di non vedere l’altro, ma solo sé stesso. Occorre essere capaci di vedere e percepire una situazione piuttosto che esser calati entro una realtà disegnata dalla storiografia ufficiale e dalla narrativa nazionale. Partendo da acute memorie di conflitti, ingaggiati per difendere l’identità, si può sviluppare la capacità di contenere ogni eventualità e contemporaneamente procedere verso un nuovo inizio. Ambisco a interrogare i confini tracciati attraverso una lente biografica; in questo testo a questo scopo osservo sul posto/intimamente i resti del villaggio di Kufr Bir’im e del suo vicino Kibbutz Baram nel nord di Israele. L’arte di mappare i rottami può introdurre nuove strategie nell’architettura del conflitto.Riferimenti bibliografici
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