Il passato è un terreno morto

Autori

  • Nilly R. Harag Architecture Department at Bezalel

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/6082

Parole chiave:

Famadihana, Storiografia, Emendamento, Narrazione, Memoria

Abstract

La gran parte delle culture usa il passato per garantirsi una stabilità nel presente, rischiando tuttavia di non vedere l’altro, ma solo sé stesso. Occorre essere capaci di vedere e percepire una situazione piuttosto che esser calati entro una realtà disegnata dalla storiografia ufficiale e dalla narrativa nazionale. Partendo da acute memorie di conflitti, ingaggiati per difendere l’identità, si può sviluppare la capacità di contenere ogni eventualità e contemporaneamente procedere verso un nuovo inizio. Ambisco a interrogare i confini tracciati attraverso una lente biografica; in questo testo a questo scopo osservo sul posto/intimamente i resti del villaggio di Kufr Bir’im e del suo vicino Kibbutz Baram nel nord di Israele. L’arte di mappare i rottami può introdurre nuove strategie nell’architettura del conflitto.

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Pubblicato

2015-12-29

Come citare

Harag, N. R. (2015). Il passato è un terreno morto. IN_BO. Ricerche E Progetti Per Il Territorio, La Città E l’architettura, 6(8), 125–131. https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/6082

Fascicolo

Sezione

Architettura e cultura