Tra due mondi. Sverre Fehn e il Crematorio di Larvik
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/6078Parole chiave:
Crematorio di Larvik, Sverre Fehn, Limite, Orizzonte, MuroAbstract
Progettato da Sverre Fehn in collaborazione con Geir Grung nel 1950, il crematorio di Larvik è costituito da una parete di 140 metri di lunghezza e 3,60 metri di altezza di fronte al Sandefjord. La parete costituisce un elemento di distinzione tra l’interno e l’esterno; essa costruisce il rapporto e, allo stesso tempo, il riconoscimento tra la città e lo spazio sacro del crematorio. Questa separazione è reso ancora più evidente dalla geografia del terreno e dal bosco che sottolinea la diversità della zona dedicata al crematorio, dalla natura della foresta circostante. Il muro definisce due fronti: uno rivolto verso i boschi e l’altra, più architettonico che ospita la cappella funebre, che si affaccia sul mare. L’architettura diventa, nella sua precisione ed essenzialità, simbolo di una nuova idea di natura.Riferimenti bibliografici
Fulvio Papi, Filosofia e architettura. Kant, Hegel, Valéry, Heidegger, Derrida, Ibis, Como-Pavia 2000, p. 67
Nicola Flora, Gennaro Postiglione, Strategies for living between heaven and earth, in “Area”, n. 116, 2011
Per Olaf Fjeld, Disappearance, in Id., Sverre Fehn. The thought of construction, Rizzoli, New York 1983, p. 150
Michel Ragon, Lo spazio della morte. Saggio sull’architettura, la decorazione e l’urbanistica funeraria (1981), Guida editori, Napoli 1986
John Berger, Il taccuino di Bento (2011), Neri Pozza Editore, Vicenza 2014, p. 17
Marja-Riitta Norri, About Rationalism with Spiritual Content. Interview with Sverre Fehn, in “arkkitehti”, a. 4, 1986
Mathilde Petri, "Vitale konfrontationer", in Arkitekten, 17, 1996
Giorgio Agamben, Profanazioni, nottetempo, Roma 2005, pp. 84-85
Baruch Spinoza, Etica (1677), Boringhieri, Torino 1973, Parte IV, Proposizione 39
Giorgio Agamben, Il linguaggio e la morte. Un seminario sul luogo della negatività, Einaudi, Torino 2008, pp. 79-81
Per Olaf Fjeld, The crematorium, in Id., Sverre Fehn. The thought of construction, op. cit., p. 152
George Teyssot, Frammenti per un discorso funebre. L’architettura come lavoro di lutto, in “Lotus”, n. 38, 1983
Étienne-Louis Boullée, Architettura. Saggio sull’arte (1796), a cura di Alberto Ferlenga, Einaudi, Torino 2005, p. 89
Sverre Fehn, Marokansk primitiv arkitektur, in “Byggekunst”, n. 5, 1952, pp. 73-78
Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo (conferenza del 1936, ripubblicata nel 1954), Bollati Boringhieri, Torino 1977
Étienne-Louis Boullée, Architettura. Saggio sull’arte, op. cit., pp. 88-89
Knut Knutsen, Arkitektur eller pynt, in “Byggekunst”, n.10, 1951
Philippe Ariès, Storia della morte in Occidente dal Medioevo ai giorni nostri (1975), Rizzoli, Milano 1978, pp. 72-73
Michel Ragon, Lo spazio della morte, op. cit., pp. 23-24
Olaf Fjeld, The fall of horizon, in Id., Sverre Fehn. The thought of construction, op. cit., p. 27
Sverre Fehn, The Skin, the Cut and the Bandage. The Pietro Belluschi Lectures, School of Architecture and Planning, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge 1997
Giacomo Leopardi, L’infinito (1826), in Id., Tutte le opere, Sansoni editore, Firenze 1969
Downloads
Pubblicato
Come citare
Fascicolo
Sezione
Licenza
Copyright (c) 2015 Giovanni Comi
I diritti d'autore e di pubblicazione di tutti i testi pubblicati dalla rivista appartengono ai rispettivi autori senza alcuna restrizione.
Questa rivista è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale (licenza completa).
Vedere anche la nostra Open Access Policy.
Metadati
Tutti i metadati dei materiali pubblicati sono rilasciati in pubblico dominio e possono essere utilizzati da ognuno per qualsiasi scopo. Questi includono i riferimenti bibliografici.
I metadati – riferimenti bibliografici inclusi – possono essere riutilizzati in qualsiasi formato senza ulteriori autorizzazioni, incluso per scopo di lucro. Chiediamo cortesemente agli utenti di includere un collegamento ai metadati originali.