Le più antiche raffigurazioni di Cusco. Vicende sacre e dinamiche culturali nella prima fase coloniale
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/12867Parole chiave:
Viceregno del Perù, Inca, parrocchia, mappa urbana, arte europeaAbstract
A Cusco, dopo la Conquista, gli spagnoli favoriscono l’insediamento degli ordini religiosi, per evangelizzare gli indigeni. La città inizia a svilupparsi in diretto rapporto con chiese e conventi, nuovi poli sacri di riferimento nell’urbanizzazione coloniale.
Le prime vedute di Cusco sono soltanto metaforiche; invece una mappa del 1643 descrive alcuni sobborghi destinati ai nativi, edificati nel XVI secolo, appartenenti alle parrocchie del Hospital de los Naturales e di Santa Ana. Questo disegno viene presentato dal parroco di Santa Ana come documento probatorio in occasione di una disputa tra le due parrocchie: l’autore è probabilmente un artista nativo. Le proporzioni tra gli isolati e le strade appaiono imprecise, ma ciò probabilmente a seguito di una richiesta dello stesso committente per apportare sul foglio annotazioni manoscritte a sostegno della propria tesi. È un documento grafico dal valore artistico sorprendente, superiore rispetto alla sua finalità pratica.
Oltre agli aspetti spirituali, gli indios vengono educati in ambito parrocchiale anche al disegno e alla comprensione degli aspetti estetici: si formarono così figure professionali per sopperire alla carenza di architetti nel Nuovo Mondo. L’entusiasmo del disegnatore del piano del 1643 denota un interesse verso l’architettura tipico dell’insita creatività dei tanti nativi coinvolti nel settore della costruzione, presupposto della successiva nascita di una genuina espressione barocca, soprattutto a seguito del sisma del 1650.
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