Il controllo sui confini dello spazio sacro: architettura ecclesiastica e città nello Stato sabaudo del XVIII secolo
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/12857Parole chiave:
spazio sacro, città, chiesa, limite, Stato sabaudoAbstract
In Età Moderna il rapporto tra architettura ecclesiastica e città è regolato da limiti simbolici e materiali, atti tanto a riaffermare la sacralità del luogo fisico – connessa alla presenza reale del Cristo nel sacramento dell'Eucarestia, secondo i dettami del Concilio di Trento – quanto a identificare privilegi di natura giurisdizionale, proprietaria e fiscale. Sugli spazi ecclesiastici, infatti, si addensano diritti di immunità antichi e ritenuti inviolabili: diritti di immunità reale, che sottraggono i beni ecclesiastici al pagamento dei carichi fiscali; diritti di immunità locale, connessi al privilegio, antico, dell'asilo. Murature, cancelli, porte, sagrati, gradini si configurano pertanto come veri e propri confini, attorno ai quali si concentra l’azione politico-giuridica esercitata dalle magistrature secolari, impegnate a difendere le prerogative del sovrano sul territorio e sulle città.
Il presente studio propone una riflessione sul rapporto tra dispositivi di interdizione dello spazio, presenza del Sacro e forme di rappresentazione in Età Moderna, adottando, come campo di osservazione privilegiato, lo Stato sabaudo del XVIII secolo, un contesto in cui sugli spazi ecclesiastici si proiettano tensioni che investono, in un senso più ampio, le relazioni tra Stato e Chiesa, e la lotta contro privilegi e immunità.
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