Verso nuove estati | DEADLINE EXTENDED

2022-02-10

INTRO

Lo stato di abbandono di numerose ex-colonie per l’infanzia sparse nel territorio italiano sottolinea l’urgenza di un dibattito scientifico-critico sulla storia e il futuro di questi edifici. Dalle valli alpine alle zone costiere, le ex-colonie per l’infanzia raccontano una lunga storia di sperimentazione sanitaria, pedagogica, architettonica e sociale che ha influenzato generazioni di cittadini in Italia e in Europa negli ultimi centocinquant’anni. Ospitate in architetture tradizionali o dalla grande modernità, realizzate in materiali da costruzione duraturi come il cemento armato o effimere come tende, le ex-colonie hanno lasciato significative tracce, fisiche e non, nel paesaggio e nella società.

L’obiettivo di questa call for abstracts è raccogliere e discutere le più recenti ricerche relative alla storia delle colonie per l’infanzia in Europa tra Ottocento e Novecento – dall’architettura alla pedagogia, dalla politica alla sanità – e mettere in luce esperienze virtuose di riuso e restauro di tale patrimonio architettonico.

Autori e autrici sono invitati a inviare un abstract in italiano o inglese. Le proposte selezionate verranno presentate in un convegno internazionale che si terrà il 15 e 16 settembre 2022 a Ravenna. Una selezione dei migliori contributi sarà pubblicata nel 2023 in un numero speciale di in_bo, rivista scientifica e open-access edita dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, inserita nell’elenco ANVUR delle riviste di classe A e ammessa nel database Scopus.

TEMI

Il convegno affronterà due aree di interesse:

– la storia architettonica, pedagogica e sociale delle colonie per l’infanzia dall’Ottocento al secondo Novecento;

– le attuali politiche di riuso, valorizzazione e messa a sistema di tale patrimonio.

1. Verso una storia delle colonie per l’infanzia

1a. La nascita delle colonie per l’infanzia, tra sanità, beneficenza e turismo

Le radici delle colonie per l’infanzia in Europa affondano nell’Ottocento e sono da ricondurre al più vasto fenomeno sanitario e terapeutico relativo alla cura delle malattie infettive legate all’apparato respiratorio, come la tubercolosi. Le prime colonie per l’infanzia uniscono sperimentazioni mediche, cure climatiche e modelli di beneficenza borghese e producono risultati diversi per obiettivi e modalità di gestione, dagli ospizi marini di Giuseppe Barellai in Italia alle Ferienkolonien di Hermann Walter Bion in Svizzera. Al tempo stesso, queste esperienze si inseriscono in recenti tendenze di valorizzazione di nuove mete turistiche costiere e montane, spesso rese accessibili dalle linee ferroviarie in costruzione.

Questa sessione ha l’obiettivo di raccogliere ricerche storiche, architettoniche e pedagogiche sulle prime esperienze di colonie per l’infanzia in Europa. La sessione intende discutere e affrontare i modelli spaziali e tipologici delle prime colonie, gli indirizzi sanitari e terapeutici, le affinità e divergenze tra i diversi contesti nazionali e geografici, l’influenza dell’architettura per le colonie sull’emergere della moderna architettura ospedaliera, e le tracce di questo patrimonio nel paesaggio contemporaneo.

1b. Colonie come strumento di propaganda politica nei regimi totalitari del Novecento

Numerosi regimi totalitari hanno scritto la storia d’Europa durante il secolo breve. Dall’Italia fascista alla Spagna franchista, dal Terzo Reich ai regimi socialisti, l’educazione dei giovani è stata al centro dell’interesse dei totalitarismi. Le colonie per l’infanzia rappresentano una lente attraverso cui leggere le politiche di controllo del tempo libero delle giovani generazioni e la loro formazione in senso politico e militare.

Un caso particolarmente noto e documentato è l’esperienza delle colonie per l’infanzia durante il ventennio fascista in Italia, il cui ruolo sociale supera la finalità sanitaria-assistenziale e assume significati militari e razziali, trasformandole in uno strumento di formazione nazionalistica e ideologica. Nascono così nuovi modelli pedagogici e nuovi linguaggi architettonici, supportati da una generazione di architetti che fa proprie le istanze del regime. Ma non c’è solo l’esperienza italiana: solo a titolo di esempio si possono ricordare le organizzazioni Hitler-Jugend e Kraft durch Freude nella Germania nazista, e le esperienze relative alle colonie per l’infanzia nei paesi socialisti, coordinate dall’Organizzazione dei pionieri.

Questa sessione si propone di riunire le recenti ricerche sulle colonie per l’infanzia nei totalitarismi del Novecento in Europa, mettendo in relazione le affinità e le divergenze ideologiche, educative e architettoniche in relazione ai diversi contesti sociali e politici. Sono benvenute proposte che affrontano queste tematiche attraverso casi studio inediti e nuovi punti di vista, anche in relazione al tema del difficult heritage rappresentato dall’architettura delle ex-colonie, spesso simbolo di visioni totalitarie dalla storia complessa e divisiva.

1c. Colonie per l’infanzia, tra democrazia e welfare state

Le colonie per l’infanzia in Europa non sono state una prerogativa dei soli regimi totalitari. A partire dai primi tentativi di welfare fino agli anni della ricostruzione del secondo dopoguerra in Occidente, l’organizzazione del tempo di vacanza per i più giovani è stata al centro dell’interesse dei governi democratici – si pensi ad esempio alle colonie de vacances francesi alle barnkoloni svedesi. Un momento particolare è rappresentato dai decenni che seguono la fine della Seconda guerra mondiale, quando le colonie vivono un periodo di grande popolarità, allontanandosi dalle originarie finalità sanitarie o educative e sovrapponendosi al crescente fenomeno del turismo di massa. Nell’Europa occidentale convivono colonie religiose, statali, di partito, aziendali, ecc. Le multiformi direzioni pedagogiche si traducono in numerose nuove costruzioni dai diversi linguaggi architettonici, più o meno sperimentali e più o meno evidenti nel denso tessuto urbano delle località di vacanza. Nonostante il grande successo che le colonie per l’infanzia hanno vissuto dopo il 1945, questo particolare periodo storico risulta ancora poco approfondito dal punto di vista non solo sociale e politico, ma anche architettonico e urbano.

Questa sessione intende raccogliere interventi sulle specificità architettoniche, politiche e pedagogiche che hanno caratterizzato l’esperienza delle colonie per l’infanzia all’interno del più vasto fenomeno legato alla costruzione dei welfare state in Europa nel Novecento. La sessione intende inoltre raccogliere studi comparativi sulle analogie e/o differenze pedagogiche e architettoniche tra le colonie organizzate nell’ambito di governi democratici e quelle organizzate da regimi totalitari.

2. Dopo l’abbandono: Il riuso delle ex-colonie oggi

Catalogo di politiche e pratiche per la valorizzazione del patrimonio delle ex-colonie

Dalla seconda metà degli anni Settanta l’esperienza delle colonie è andata declinando in tutta Europa. La progressiva individualizzazione del tempo libero e quindi delle vacanze ha minato alla base il concetto delle colonie per l’infanzia, il cui fenomeno si è di fatto estinto nel giro di pochi decenni. Tuttavia, le tracce di queste esperienze sono ancora presenti nei tessuti urbani costieri, montani e rurali: centinaia di ex-colonie costellano il continente europeo e ancora attendono progetti di riqualificazione e riuso. A parte pochi esempi virtuosi, si assiste ad una generale indifferenza riguardo tali immobili, le loro storie e la loro presenza nel paesaggio.

Nell’ultimo decennio le ex-colonie sono diventate protagoniste di una particolare fascinazione nostalgica, spesso veicolata attraverso l’obiettivo fotografico. Mappate come luoghi abbandonati – le ex-colonie censite dall’Associazione Spazi Indecisi – o ritratte come ruderi nel paesaggio – progetti fotografici di Dan Dubowitz, Lorenzo Mini e Fabio Gubellini –, queste architetture suscitano oggi l’interesse di un pubblico sempre maggiore.

Questa sessione ha l’obiettivo di raccogliere interventi di ricercatori, progettisti, proprietari e amministrazioni riguardanti esempi virtuosi di riqualificazione e riuso programmatico di ex-colonie per l’infanzia, in diversi contesti geografici e dalle diverse finalità, pubbliche e/o private. Lo sviluppo di pratiche di riuso è spesso contrastato dalla frammentazione proprietaria, dalle dimensioni dei fabbricati e dalle trasformazioni del tessuto urbano circostante. In queste condizioni, l’interesse verte sui processi mediante i quali si costruiscono azioni politiche e progettuali di intervento. Lo scopo della sessione è promuovere un confronto sulle best practices adottate e da adottare in vista del riuso delle ex-colonie in sinergia con territori e le loro comunità.

INFO

Autrici e autori sono invitati a inviare un abstract con bibliografia in italiano o in inglese (4000 caratteri spazi inclusi) e una breve nota biografica (350 caratteri spazi inclusi) alla mail in_bo@unibo.it entro il 15 aprile 2022. Si prega di segnalare la sessione di riferimento all’interno del documento (1a, 1b, 1c, 2).

Gli abstract saranno valutati in modalità anonima dal Comitato Scientifico. In caso di accettazione e valutazione positiva della ricerca a seguito del convegno, sarà richiesto l’invio del full paper per la pubblicazione sulla rivista in_bo entro dicembre 2022. Maggiori informazioni saranno fornite in occasione del convegno. In vista della pubblicazione, i saggi saranno valutati secondo una procedura di double-blind peer review.

Il convegno si terrà in modalità mista, in presenza e online, compatibilmente con l’evolversi dell’emergenza pandemica.

CALENDARIO

nuova deadline 1 maggio 2022 | chiusura della call for abstracts

15 maggio 2022 | notifica di accettazione degli abstract

15 luglio 2022 | invio dell’abstract definitivo e iscrizione al convegno

15–16 settembre 2022 | convegno a Ravenna

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