Call for paper – Sacra didattica
Call for papers
Sacra didattica. Il sacro nella formazione tra architettura e design
in_bo vol. 13, no. 7 (2022). Numero specialein collaborazione con Fondazione Frate Sole
a cura di Luigi Bartolomei (Università di Bologna)
con il supporto scientifico di Alberto Perez Gomez (McGill University, Montreal), Julio Bermudez (Catholic University of America), Francesca Sbardella (Università di Bologna), Paolo Tomatis (Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale), Giuliano Zanchi (Fondazione Adriano Bernareggi)
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Nelle sue 240 edizioni, distribuite in un arco temporale di circa due secoli e mezzo (1720-1967), per ben ventinove volte il Prix de Rome ha assunto a oggetto del competere un tema d’architettura sacra. La cattedrale è stata il tipo più frequentato, con una decina di ricorrenze, poi ci sono le chiese, le cappelle, i santuari, fino a temi della sacralità laica o nazionale, come il Tempio della Pace o il Pantheon.
Il premio ricalcava una prassi comune nelle scuole d’architettura e nei politecnici, dove i temi d’architettura sacra e religiosa coincidevano e venivano offerti agli studenti come la palestra migliore all’esercizio della progettazione. Questi soggetti, da un lato, garantivano sufficiente libertà per sperimentare nuovi equilibri formali, all’intersezione tra fattori di gusto e nuovi materiali, dall’altro presentavano sufficiente chiarezza nei loro presupposti semantici per vincolarne il disegno alla comunicazione di contenuti storicamente stratificati e socialmente condivisi.
Oggi solo la Fondazione Frate Sole promuove regolarmente un premio d’architettura sacra aperto a studenti, mentre il peso e il ruolo del sacro nei laboratori e nella didattica d’architettura odierna non è oggetto di censimenti.
A ciò vuole corrispondere questa call for papers, volta a costruire un numero speciale della nostra rivista sul ruolo e sull’utilità del sacro nella didattica d’architettura. Si tratta di valutare se esso possa essere ancora (e a quali condizioni) uno strumento efficace per provare da un lato le capacità degli autori, dall’altra l’espressività delle forme e dei materiali.
Nel passato il sacro ha sempre costituito una condizione limite dell’architettura: le soluzioni più ardite e gli apparati più raffinati erano destinati al culto. Un destino del tutto analogo a quello dei manufatti e delle altre suppellettili: in tutte le civiltà antiche e in molte delle culture extra-occidentali si riserva al divino l’eccellenza dei prodotti artigianali. Si tratta di un fenomeno che estende l’interrogativo della presente call for papers a tutti gli ambiti della creatività, compresi quelli della produzione degli oggetti e del design. A tutte le scale il sacro ha stimolato la riflessione e la produzione di bellezza, così come, viceversa, quanto si riconosceva depositario di eccezionale qualità estetica veniva riservato al sacro (sacrificato) e spesso chiamato divino.
Bisogna verificare se (e quale) sacro sappia alimentare ancora questa tensione creativa, tenuto conto delle amplificazioni nel nostro orizzonte socio-culturale, dei processi di secolarizzazione (e post-secolarizzazione) e dei mutamenti nell’estetica, nella produzione e nella percezione del sacro stesso, in parte corrispondenti a quelli nell’estetica e nell’insegnamento dell’architettura.
In che misura e a quali condizioni il sacro può essere palestra per i progettisti contemporanei? Con quali limiti e relativamente a quali aspetti?
Il tema, come si è detto, è metascalare e riguarda l’architettura così come gli oggetti di culto. L’esercizio di progettazione pone la riconsiderazione dei rapporti tra sacro e religioso. Oggi gli spazi dei riti rischiano di diventare temi di progettazione specialistica – non diversamente dagli stadi, in cui l’architettura non può prescindere dalla conoscenza delle regole e dalla forma del gioco – e le religioni individuano un elemento divisivo che mette in luce la fragilità e la parcellizzazione della società contemporanea. L’espansione del sacro oltre le religioni individua il tema vasto dell’architettura per la spiritualità a partire dalla cappella di Eero Saarinen al MIT (1955). Ma anche “prima” delle religioni il sacro è un elemento d’unità. Esso individua un sostrato psico-percettivo primordiale e comune, come insegnava Carl Gustav Jung, e una categoria universale dell’intelletto, come scriveva Rudolf Otto. Da tema critico in una società in cambiamento, il sacro è altrettanto un tema inevitabile della psicologia della Gestalt.
Così l’interrogativo originario di questa call può ammettere anche la sua inversione: se il sacro è un tema antropologicamente (e spazialmente) ineludibile, dove e come la didattica d’architettura se ne occupa e insegna a gestirlo? Quali pretesti tematici e modalità operative sono adottati per avvicinarlo? E ancora, quale rapporto oggi tra sacro religioso e sacro antropologico? Quali temi d’architettura e di design si collocano alla loro intersezione?
Dall’architettura al sacro e dal sacro all’architettura nella confusione degli ordini di priorità e primogenitura: è l’architettura a plasmare il sacro, o il sacro a generare l’architettura?
Al centro della domanda pare palesarsi un cortocircuito o un paradosso contemporaneo per cui se da un lato l’architettura e il suo insegnamento non possono in alcun modo evitare il sacro, dall’altro si percepisce una sorta di imbarazzo nell’affrontarlo, quasi fosse un tema scomodo al quale solo qualche affermazione di principio o qualche luogo comune può garantire di svicolare. Proprio perché esso pare uno tra gli ultimi dei tabù, occorre porlo al centro di questo numero.
La call è aperta ad architetti, docenti d’architettura, designer, pedagogisti, antropologi, filosofi, ricercatori e intellettuali.
Prospettive tematiche di particolare interesse sono quelle che approfondiscono le sollecitazioni della call in ambito
- storico e storico-critico, a valle di ricerche sullo sviluppo storico dell’insegnamento dell’architettura e del design attraverso il tema del sacro;
- teorico, circa la triangolazione tra sacro, didattica e architettura, mediante contributi originali o studi critici e comparativi intorno ad esperienze e punti di vista documentati;
- materico-costruttivo, per il ruolo che la progettazione dello spazio sacro ha avuto nella sperimentazione e nell’appropriazione estetica dei progressi tecnologici e dei nuovi materiali da costruzione nel corso degli ultimi due secoli;
- operativo, a partire da esperienze condotte nella didattica o nella progettazione (sia di nuovi manufatti che sull’esistente) o in laboratori costruttivi, di progettazione o prototipazione di oggetti.
Gli autori sono invitati a inviare un abstract in italiano o in inglese (3000–4000 caratteri spazi inclusi) alla mail in_bo@unibo.it entro il 13 settembre 2021. Gli abstract dovranno essere redatti attenendosi alle linee guida della rivista, che si possono trovare sul sito in_bo.unibo.it. Al contributo dovrà essere allegata, in un file .doc separato, una breve bio (max 350 caratteri spazi inclusi) e l’affiliazione. In caso di accettazione dell’abstract, i saggi dovranno essere caricati sulla piattaforma online di in_bo al sito in_bo.unibo.it, in lingua italiana o inglese (con abstract in entrambe le lingue), e con una lunghezza compresa tra le 20.000 e le 50.000 battute spazi inclusi. I saggi saranno sottoposti a una procedura di double-blind peer review.
Calendario
13 ottobre 2021 | Chiusura call for abstract
25 ottobre 2021 | Notifica di accettazione degli abstract
15 aprile 2022 | Consegna del saggio
Giugno 2022 | Conclusione del processo di revisione
Ottobre 2022 | Pubblicazione