Essiccazione e falso lutto: lo strano caso del Lacus Curtius
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/7851Parole chiave:
Lacus Curtius, Essiccazione, Pratiche funerarie, Foro Romano, PsicanalisiAbstract
La storia del cavaliere sabino Curtius, la cui morte placò gli irosi diavoli che avevano allagato il Foro Romano, è l’altra faccia del più popolare racconto di fondazione della costruzione fratricida delle mura di Romolo. Combinati, i due racconti mostrano come le città dei vivi iniziarono come città dei morti, luoghi di sepoltura che servono tribù “ciclopiche” sparse e non comunicanti. Nel caso di Roma, il sito del cimitero era la palude centrale di sette tribù insediate sulle colline vicine. L’eroismo di Curtius è un protocollo codificato di essiccazione per trasformare il cimitero umido in un foro secco, dove le religioni basate sul focolare delle sette tribù si sono consolidate in un’unica fiamma. Per sbloccare questo contronimo spaziale, è necessaria una visione più complessa del “falso lutto” necessario per mantenere buone e, soprattutto aride, le relazioni tra i vivi e i morti.Downloads
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