La morte tra le discussioni settecentesche e il culto della memoria. Il caso della nobiltà presso la corte asburgica: gli Schwarzenberg (1780-1900)
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/3258Parole chiave:
i rituali della morte, storia della morte e il morire, gli Schwarzenberg, Settecento, OttocentoAbstract
Questo articolo comprende tre distinte parti: la prima si occupa degli argomenti del morire e della morte nella prospettiva della storiografia contemporanea, soprattutto italiana. La morte è uno dei temi essenziali per gli storici in quanto si rivela come uno spazio sperimentale della ricerca, il cui oggetto però non è la morte stessa, ma piuttosto le strategie delle società dei vivi in varie epoche e gruppi sociali.
La seconda parte di questo articolo è dedicata all’analisi di alcuni forti cambiamenti nel rapporto tra l’uomo e la morte che si svolsero durante il Settecento. La morte diventò allora un argomento cruciale nella medicina dell’epoca. Alla fine del secolo il morire non fu più un atto eminentemente religioso. Il risultato delle discussioni settecentesche sulla pericolosità dei cadaveri per i viventi fu la nascita del cimitero extraurbano e delle nuove forme commemorative e laiche, orientate verso la memoria familiare e nazionale.
L’ultima parte si occupava della morte presso la famiglia principesca degli Schwarzenberg, che avevano un ruolo importante presso la corte asburgica nella prima età moderna. Il rapporto degli Schwarzenberg con il morire e la morte era assai tradizionale, e assai influenzato della famiglia imperiale. Un elaborato rituale della morte e dei luoghi di sepoltura era per gli Schwarzenberg uno strumento per mostrare la propria origine e posizione sociale anche durante l’Ottocento.
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