Mangiare (ne) la città. Un processo adattativo di trasformazione che applica lo strumento del cibo come metafora
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/20412Parole chiave:
cibo come strumento, trasformazioni adattive, usi innovativi, attività sociali, creazione di luoghiAbstract
Un progetto urbano di successo non può essere realizzato senza tenere conto del carattere sedimentato dei luoghi e delle azioni che vi si svolgono quotidianamente. Abbiamo cercato di leggere i meccanismi che innescano i cambiamenti, per pianificare l'uso dello spazio attraverso la progettazione spaziale delle attività sociali legate al cibo. Nelle città moderne, i momenti di aggregazione possono essere utilizzati come strumento di progettazione per creare una "ricetta" per rianalizzare un luogo.
La ricerca condotta applica la metafora del cibo e dei suoi rituali come strumento per ridefinire gli spazi stradali e le relazioni evolutive tra gli usi e l'ambiente costruito nella città. Diversi dispositivi sono progettati per portare i partecipanti a svolgere le attività della loro vita quotidiana in spazi diversi: la casa si apre sempre più alla città e viceversa. È un processo che parte "dal basso," con tecnologie semplici e replicabili. Non si tratta solo di costruire nuovi spazi, ma di evidenziare e spazializzare i processi legati al cibo. Il progetto, quindi, non è solo un motore di cambiamento, ma anche una chiave per comprendere le complesse relazioni tra i dispositivi urbani già esistenti e i processi che hanno sempre avuto una grande influenza sulla città. I dispositivi di progettazione vanno a lavorare sul programma delle città, introducendo nuovi spazi per mangiare insieme, in strada, vanno a rompere quei confini rigidi che distinguono e separano gli usi in base alla proprietà, introducendo la forma ibrida della condivisione.
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