Credere, obbedire, curare: le finalità politiche delle colonie per l’infanzia nell’Italia fascista
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/19714Parole chiave:
colonie per l'infanzia, indottrinazione, politica, simboli fascisti, culto del duceAbstract
Nate come istituzioni assistenziali all'inizio del ventesimo secolo, durante gli anni del fascismo la funzione delle colonie per l’infanzia fu trasformata in uno strumento di indottrinamento e di addestramento fisico. Costruite prevalentemente con il linguaggio architettonico del razionalismo, le colonie degli anni Venti e Trenta erano all’avanguardia per il loro design e organizzazione spaziale. Ma anche se la loro architettura di stampo modernista non sembrava avere riferimenti politici espliciti, nelle colonie si trovavano numerosi simboli necessari per esercitare un'influenza ideologica sui giovani visitatori. Le scritte, gli emblemi e gli slogan politici, le opere d'arte, l'estetica della macchina e, infine, l'organizzazione delle planimetrie hanno certamente avuto un effetto sui giovani ospiti. Con le colonie, un'intera generazione fu disciplinata, manipolata, resa devota a Mussolini e al regime fascista e infine preparata alla guerra. Nel dopoguerra, gli edifici sono stati rilevati principalmente da organizzazioni umanitarie statali o ecclesiastiche. Con l'aumento del turismo individuale a partire dagli anni Settanta, molte strutture sono rimaste vuote. Il loro auspicabile restauro e la loro riconversione, tuttavia, dovrebbero tenere conto dei nefasti scopi originari, per renderli visibili e criticizzarli. Gli interventi artistici e architettonici possono essere dunque un modo per interrogare criticamente queste eredità del fascismo per le generazioni future.
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