Tra bigness e small urbanity: i villaggi a nord di Messina
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/14844Parole chiave:
small urbanity, disuguaglianza territoriale, villaggi di Messina, patrimonio culturale, community empowermentAbstract
L’attenzione polarizzante rivolta al dibattito sulla bigness, in particolare (se non esclusivamente) riferita alle aree metropolitane e alle realtà globali, tende ancora a sopravanzare la questione della small urbanity. In un Paese come l’Italia – dove gli insediamenti con una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti rappresentano il 69% del totale dei comuni e il 50% del territorio nazionale – l’isolamento endemico di piccoli centri e frazioni sembra poter essere contrastato: è maturata una maggiore conoscenza della storia e delle dinamiche locali; vengono promosse nuove politiche per avversare l’abbandono; sono messe in campo iniziative a sostegno del ritorno ai luoghi; si rilevano forme emergenti di comunità resilienti.
La recente ed eclatante richiesta partita dal basso di un referendum per la scissione di una decina dei 47 villaggi che circondano Messina, per dar vita a un nuovo comune denominato Montemare, ha fatto cogliere il senso di marginalità e disuguaglianza percepito dalla comunità locale.
Queste frazioni, costiere o collinari (come nel caso delle Masse, oggetto di questo paper), hanno conosciuto una condizione di relativa prosperità fino al Secondo Dopoguerra a cui è seguito un progressivo declino. Il nuovo Piano Regolatore Generale (PRG) di Messina, in corso di redazione, vuole porre i 47 villaggi in una nuova condizione di centralità all’interno degli assi strategici del futuro sviluppo della città e farne oggetto di specifici progetti di recupero che riequilibrino le disparità territoriali.
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