Di cosa in cosa, città e architetture tra flâneur, micro-récits e paranarrativa
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/10464Parole chiave:
grand récits, narrativa ermeneutica, paradigmi urbani, eventi temporanei, progetti urbaniAbstract
Se, come sostenuto da Paul Ricœur, l’architettura è per lo spazio ciò che la narrativa è per il tempo, sarebbe utile interrogarsi, in relazione all’articolata fenomenologia della città contemporanea, sulla condizione delle grandi narrazioni di lyotardiana memoria. Sarebbe inoltre necessario esaminare le ragioni per cui è sempre più difficile mettere in atto strategie di intervento di lungo periodo (cioè legate al carattere duraturo di per sé connaturato ai fatti architettonici) capaci di trasformare, se non addirittura di definire fin dalla loro ideazione, le qualità spaziali e architettoniche dei luoghi urbani, di innescare narrazioni in grado di costruirne o ricostruirne la memoria, di “rendere presente l’assente”, facendosi carico della complessità urbana e dei suoi incessanti mutamenti. In relazione a tali questioni viene indagato il ruolo delle pratiche temporanee e degli eventi site specific, mostrando quanto questi siano capaci di incidere sulla narrazione urbana, spesso aprendone nuovi capitoli o producendo identità inattese. Sulla traccia di alcuni eventi temporanei particolarmente significativi, che costituiscono per certi versi racconti allegorici, si analizzano qui alcuni progetti solidi, in particolare di ordine artistico, che sono stati capaci di innescare nuove narrazioni e, a partire da esse, di modificare il significato di determinati luoghi, di tradurne il senso all’interno di un orizzonte spaziale più propriamente architettonico.
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