Muri del pianto e cattedrali del consumo
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/7852Parole chiave:
Perdita, Omicidio, Memoriale, Cementificazione, VittimaAbstract
Immaginate che per costruire una città sia sempre necessario uccidere. Se il lutto serve a qualcosa, ci sarà chi commisera le vittime, celebra le ricorrenze e fa i conti con gli assassini. Ogni città esiste in un luogo che è già stato violentato. Costruiamo a dismisura le città contemporanee e rimuoviamo tutto quello che dovrà ancora essere irrimediabilmente perduto a causa del nostro desiderio e della nostra necessità di costruire. Gli architetti responsabili vorrebbero esprimere un sincero senso di cordoglio per queste perdite. Potremmo chiamarlo “lutto radicale” per una perdita irrinunciabile. Indugiano diligenti davanti a un muro del pianto mentre sono attratti dalle cattedrali del consumo. Le vittime sacrificali sono fantasmagorie. Si ripresenta il “meccanismo vittimario”. I martiri del progetto escludono sempre qualcosa che non vogliono conoscere. Sacrificheremmo ancora la cosa più preziosa che abbiamo per la gloria della città?Downloads
Pubblicato
2018-07-10
Come citare
Sgarbi, C., & Navidbakhsh, A. (2017). Muri del pianto e cattedrali del consumo. IN_BO. Ricerche E Progetti Per Il Territorio, La Città E l’architettura, 8(12), 71–78. https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/7852
Fascicolo
Sezione
Lutto e spazio di vita
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