Da Chiesa a Colombario: l’approccio tedesco alla trasformazione di edifici di culto in disuso
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/6478Parole chiave:
Chiesa, Colombario, Germania, Trasformazione, Dominikus Böhm, Hans SchwippertAbstract
Un edificio può essere abbandonato per motivi diversi, legati ad aspetti strutturali, funzionali, economici e storico-sociali. Ma se l’edificio in questione è di culto, i fattori possono riguardare certamente anche la secolarizzazione dell’attuale società. Il fenomeno colpisce tutte le fedi, cattolici e protestanti, dai centri rurali alle grandi metropoli. L’edificio in questione perde di funzionalità e gli alti costi di gestione costringono i proprietari (principalmente le diocesi) ad ottimizzare le risorse in proprio possesso. La mia attenzione si focalizza in Germania, dove è in atto un processo di trasformazione degli edifici di culto in disuso, atto a fornire nuova funzione e quindi nuova vita all’edificio stesso. Tale approccio di trasformazione ha portato a convertire le chiese in ossari (o colombari). È importante sottolineare che la pratica della cremazione in Germania fu introdotta nel 1879, e da allora furono costruiti i colombari spesso sulle pareti esterne di molti cimiteri. Presupposto attuale è l’impossibilità di ampliare i cimiteri esistenti e l’esigenza di riutilizzare edifici sacri in rovina. Il carattere sacro dell’edificio viene salvaguardato, cui però viene meno (o limitata) la funzione liturgica. La chiesa in quanto mero contenitore mantiene inalterata la volumetria, subendo tuttavia un processo di adattamento degli spazi interni alle mutate esigenze funzionali. La pratica, avviata a partire dagli anni 1990, si sta affermando nell’ultimo decennio. Qui saranno analizzate le chiese di St. Kamillus a Mönchengladbach, progettata da Dominikus Böhm (1928–1931) e convertita da bdmp | Architekten BDA (2015) e la chiesa di St. Bartholomäus a Colonia, progettata da Hans Schwippert (1960) e convertita da Kissler+Effgen (2014).Riferimenti bibliografici
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