La valorizzazione dei paesaggi spirituali Itinerari di pellegrinaggio in Asia Minore tra paganesimo, cristianesimo e islamismo
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/6464Parole chiave:
Paesaggio, Spiritualità, Conservazione, Valorizzazione, TurismoAbstract
Ai pellegrini che giungendo da ogni parte del Mediterraneo e dall’Europa arrivavano in Asia Minore, alcune città apparivano veri “luoghi delle meraviglie”. La ragione dello stupore era data soprattutto dalle grandi basiliche proto-cristiane che si ergevano complesse e imponenti in un contesto di rovine di età ellenistico-romana. Tali centri urbani corrispondevano ai siti delle comunità cristiane menzionate nel Libro dell’Apocalisse di san Giovanni: “Quello che vedi scrivilo in un libro, e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi a Filadelfia, a Laodicea” (Ap.1:11). Il pellegrino percorreva, infatti, precisi itinerari che attraversando parte dell’Asia Minore toccavano i centri devozionali legati all’Apostolo Giovanni, alla Vergine, ai primi martiri (san Filippo a Hierapolis, san Nicola a Myra, santa Tecla a Silifke, ecc.), oppure sceglieva il percorso che conduceva alle “Sette Chiese dell’Apocalisse”. Ma che cosa percepiva il pellegrino ieri e che cosa resta oggi di questi paesaggi naturali, antropici, spirituali? Quali le future strategie di valorizzazione? Sulla base di tali interrogativi, il contributo analizza ciò che resta di architetture e di antichi itinerari, rintracciando le presenze ancora tangibili di strade, ponti, edicole sacre, luoghi di sosta, reti infrastrutturali immerse in un paesaggio che si estendeva tra i siti devozionali. Proponendo, inoltre, un’ipotesi di valorizzazione che – partendo dalle “tracce materiali” oggi ancora inserite in tali contesti paesaggistici – faccia riconoscere, attraverso evocazioni e riferimenti tangibili, un territorio denso di spiritualità e un passato di devozione che lega culti pagani, misticismo cristiano, religiosità islamica. Solo così il paesaggio culturale, oggi frammentato e dimenticato, può diventare il volano per nuovi stimoli culturali, assolvendo anche a più attuali funzioni (sociali, turistiche, ecc.) sia pur nel rispetto della vocazione storica dei luoghi.Riferimenti bibliografici
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