Espressioni di spiritualità. Orizzonti tipo morfologici a-venire

Abstract

Nella ”Evangelii Gaudium,” al paragrafo “Sfida alle culture urbane,” Papa Francesco tratteggiava una spiritualità immersa nella dinamica trasformativa delle città contemporanee, e ne suggeriva processi di riconfigurazione nella forma di una ri-significazione di spazio fisico e comunità. Sullo sfondo di quel programma, crescono, da una parte, i progetti di nuove parrocchie e, dall’altra, i processi di dismissione di chiese e di complessi dedicati alla vita consacrata, una dicotomia rappresentativa dell’antropologia e della topografia del sacro di oggi. Francesco scriveva di un “un improrogabile rinnovamento ecclesiale,” di una scelta missionaria dove la parrocchia, proprio per il suo carattere “plastico,” può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità, in uno scenario in transizione in cui le parrocchie sono uno dei principali attori in scena. Per ragionare su quale ruolo esse potrebbero avere nel rapporto Chiesa-Città, questo articolo propone, quale chiave di lettura, il ricorso a due categorie, spiritualità e plasticità, che, messe in relazione, possono rivelarsi utili a fugare due possibili derive: la spinta a fare della parrocchia una “comunità autoreferenziale” o la sua percezione come “centro servizi.” L’articolo propone dunque di rileggere il palinsesto urbano le sue parrocchie e gli altri spazi della spiritualità (erigendi, già costruiti e in dismissione) non più esclusivamente in relazione al tema dell’alterità di questi luoghi, ma in una dimensione performativa della spiritualità che passa attraverso una pratica della cura attivabile tramite l’azione di abitare (non occupare) lo spazio.