L’ONMI e l’architettura per la maternità e l’infanzia (1925–75): Un patrimonio dimenticato

Autori

  • Massimiliano Savorra University of Pavia

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/19715

Parole chiave:

ONMI, architettura del fascismo, edifici per il welfare, colonie per l'infanzia, salute femminile

Abstract

Sulla base di una ricerca in parte ancora in corso e in parte già pubblicata, il contributo presenta il ruolo dell’ONMI nella gestione, nel coordinamento e nella realizzazione di edifici per la protezione dell’infanzia, in particolare colonie e case della madre e del bambino, realizzati in Italia durante gli anni del fascismo. La riflessione nata intorno al ruolo della committenza, inoltre, permette di mostrare taluni aspetti legati al concetto di architettura razionalista come rappresentazione delle istanze sanitarie razziste del fascismo, attraverso la ricerca di una correlazione fra i progetti, le costruzioni e i programmi funzionali e simbolici originari. Ciò considerando che dopo la Seconda Guerra Mondiale tali architetture per l’infanzia sono sopravvissute con le stesse funzioni (a differenza delle Case del Fascio e delle Case del Balilla), continuando a esercitare in qualche misura le funzioni per cui erano nate, sebbene con nuovi significati. Tali edifici furono, infatti, oggetto di una risignificazione assolutamente necessaria, giacché avevano nella loro genesi una componente ideologica, nel caso specifico razzista, non più accettabile nel mutato contesto storico-politico.

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Pubblicato

2024-07-01

Come citare

Savorra, M. (2024). L’ONMI e l’architettura per la maternità e l’infanzia (1925–75): Un patrimonio dimenticato. IN_BO. Ricerche E Progetti Per Il Territorio, La Città E l’architettura, 15(19), 112–127. https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/19715