Diversità architettonica nelle chiese cattoliche della Lituania post-sovietica (1988–91)
DOI:
https://doi.org/10.60923/issn.2036-1602/19643Parole chiave:
Lituania, società post-sovietica, architettura moderna, chiese cattoliche, diversità architettonicaAbstract
Questo studio esamina la diversità architettonica delle chiese cattoliche in Lituania durante il periodo di transizione post-sovietico, che seguì a cinque decenni di occupazione sovietica (1940—90). Nel periodo sovietico, infatti, il regime vietò la costruzione di chiese cattoliche è stata vietata, e i tentativi dei fedeli di organizzarsi furono impossibili fino alla Perestrojka. Il cambiamento delle dinamiche politiche dopo il 1988 facilitò la nascita di nuovi edifici (incluse cappelle e monasteri), con oltre cento chiese costruite nei successivi tre decenni di indipendenza della Lituania. Questa ricerca, basata su diversi tipi di fonti — materiale archivistico conservato presso l’Archivio della Curia dell’Arcidiocesi di Vilnius e presso agenzie governative sovietiche, dati empirici e testimonianze orali da architetti e sacerdoti — esplora gli sforzi per fondare nuove chiese all’interno delle comunità religiose e lo sviluppo di una nuova architettura ecclesiastica durante quel periodo di transizione. Le principali aree di indagine includono le origini dei nuovi stili architettonici, le diverse ispirazioni degli architetti e le preferenze nel linguaggio architettonico. Attraverso l’analisi di tre casi di studio, questo saggio offre uno sguardo indeito sull’architettura ecclesiastica lituana, nella specificità storica, politica e culturale del suo sviluppo post-sovietico.
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