Le antiche stazioni delle ferrovie a Santa Fe. Riflessioni e possibilità di futuro nel mosaico urbano

Autori

  • Maria Laura Tarchini Università Nazionale del Litorale, Santa Fe

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/1813

Abstract

Santa Fe (Argentina) alla fine del 1880, dopo tre decadi di controversie politiche, sull'onda di un panorama economico internazionale propizio, dà inizio ad un processo di costruzione materiale che si concentra principalmente nella realizzazione delle prime ferrovie, nella promozione all’attività portuale, nello sviluppo di opere di igiene pubblica e nell'apertura di nuove strade; tutte iniziative che concettualmente avevano un forte slancio operativo dal punto di vista della modernizzazione e che consentivano l’inserimento della Regione nel commercio internazionale. L'infrastruttura ferroviaria, e all’interno di essa le stazioni come elementi singolari, risulta essere una scomessa produttiva di scala verso un avvenire della città, proiettando aspettative, generando immagni di un sogno che trovava attuazione nello scenario urbano. La dismissione totale, attorno alla fine del 1990, degli usi delle stazioni ferroviarie e delle relative aree di pertinenza all’interno del consolidato tessuto urbano, ha disegnato un paesaggio in cui le componenti materiali condensano la doppia pecularietà di raccogliere la memoria di una parte constitutiva del divenire storico della città e, allo stesso tempo, aprono la possibilità di attuare interventi di recupero architettonico e assegnazioni di nuovi usi urbani. Gli edifici rappresentativi e funzionali della modernizzazione, le tre stazioni che furono realizzate a Santa Fe, occupavano originariamente lotti localizzati nelle periferie, dove la scacchiera si rompeva, sebbene col tempo l'estensione e il consolidamento del tessuto allargarono il confine urbano, incorporandole come luoghi contigui all’area centrale, con il conseguente cambio di valorizzazione. Le trasformazioni che hanno coinvolto queste aree durante il XX secolo, nel senso fisico e socio-culturale, permettono oggi di avviare una riflessione e di approssimarsi alle problematiche della conservazione del patrimonio industriale argentino da diversi prospettive. La Stazione della Ferrovia Santa Fe (1887) che metteva in comunicazione la città col territorio delle colonie agricole, è stata demolita nel 1965 per dare luogo alla costruzione dell’autostazione. La Stazione della Ferrovia Mitre (1892) e la Stazione della Ferrovia Belgrano (1912-1928), condividono l’avanzato processo di abbandono e degrado, ma non le trasformazioni future previste, come conseguenza delle diverse portenzialità di localizzazione rispetto all’area centrale e dei loro spazi di rappresentazione. Per la stazione Mitre non è previsto ancora un immediato recupero, a causa alla presenza di un contesto ambientale socialmente più compromesso, mentre per la stazione Belgrano, collocata sul tradizionale Boulevard Gálvez della città, è stato avviato un processo di licitazione pubblica per dare inizio al recupero dell'edificio storico e dello spazio contiguo delle ferrovie. Appare chiaro che, sebbene la chiusura dell’attività ferroviaria abbia provocato cambiamenti nel significato di questi edifici, tuttavia il processo di rigenerazione non ha implicato la scomparsa fisica degli elementi della memoria, la cui presenza è in grado ancora oggi di imprimere un alto contenuto di valore a questi vuoti urbani, carichi di significati e al centro della discussione come spazi fondamentali per ripensare e riqualificare l’area centrale della città.

Pubblicato

2010-04-28

Come citare

Tarchini, M. L. (2008). Le antiche stazioni delle ferrovie a Santa Fe. Riflessioni e possibilità di futuro nel mosaico urbano. IN_BO. Ricerche E Progetti Per Il Territorio, La Città E l’architettura, 37–48. https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/1813

Fascicolo

Sezione

Architettura, città e società