Polvese Chapels. Il senso del sacro in nove luoghi offline
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/14750Parole chiave:
Isola Polvese, cappelle sacre, genius loci, composizione architettonica, didattica del progettoAbstract
Forse è proprio a partire dal confronto con il suo opposto che è possibile ampliare il concetto di sacro, conferendogli ulteriori accezioni. Infatti, se il termine profano rimanda etimologicamente alla necessità di “stare fuori dal tempio” (dal latino pro-fanus, letteralmente “davanti al tempio”), allora, per via oppositiva, il concetto di sacro riporta alla necessità di stare all’interno di uno spazio confinato, individuato proprio nel “recinto” (la radice del latino templum viene associata al termine greco τέμενος, con il significato di “recinto sacro”). Tale interpretazione mette in luce un aspetto della sacralità che richiama implicitamente elementi propri della composizione architettonica, quali il limite, la forma e la materia, diversamente declinati in relazione alle specificità del contesto. Ciò premesso, può l’esperienza didattica contemporanea misurarsi con la capacità di restituire una risposta estetico-compositiva all’innata esigenza dell’uomo di porsi in relazione con l’assoluto? Questo il senso dell’iniziativa “Polvese Chapels” (ispirata all’esposizione Vatican Chapels presentata nell’ambito della 16. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia), ideata con l’obiettivo di indagare un tema compositivo-progettuale, quello della cappella sacra, in relazione a uno specifico contesto naturalistico-ambientale, quello dell’Isola Polvese (oggi meta di notevoli flussi turistici), prefigurando la relativa trasformazione in un luogo vocato alla meditazione introspettiva e silenziosa.
Downloads
Pubblicato
Come citare
Fascicolo
Sezione
Licenza
Copyright (c) 2022 Paolo Belardi, Massimiliano Marianelli, Giovanna Ramaccini, Monica Battistoni, Margherita Maria Ristori, Camilla Sorignani
Questo articolo è soggetto a licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported License.