La memoria e la città. Rigenerare il complesso salesiano a Faenza
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/11197Parole chiave:
Rigenerazione, Memoria, Capitale sociale, Patrimonio collettivo, Progetto lo-fiAbstract
Il complesso salesiano di Faenza si sviluppa dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, dopo l’arrivo dei Salesiani in città, fino a comprendere un intero isolato a ridosso delle mura meridionali della città, anticamente destinato a orti. Si tratta del più esteso comparto a gestione unitaria interno al centro storico. Non solo per tale ragione il complesso rappresenta una risorsa per la città: il ruolo centrale riservato alla promozione dei giovani da parte dei padri salesiani ha consolidato nel tempo un rapporto unico tra questi spazi e generazioni di cittadini, al punto da poterli considerare come luogo della memoria urbana faentina contemporanea. A riprova di ciò, quando dopo anni di progressiva contrazione delle attività l’ispettoria generale chiude l’opera salesiana e decide di vendere gli immobili, la città si mobilita e procede all’acquisizione, raccogliendo una sfida niente affatto scontata: rigenerare il comparto in tempo di crisi economica e finanziaria, senza sacrificarne l’unitarietà, il valore di memoria e la vocazione educativa. Si intendono qui descrivere le condizioni e il percorso che hanno condotto al completamento degli interventi, basandosi su principi innovativi: il riconoscimento delle potenzialità come risorse urbane, lo sviluppo di una piattaforma pubblica di coinvolgimento degli attori (dai cittadini agli investitori privati), il progetto come strategia processuale.
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